La quasi morte di un (altro) “amico mediale”. A margine della scomparsa di Maurizio Costanzo, la riflessione di Giacomo Buoncompagni.
Nonostante le numerose adulazioni o i vari lati oscuri più volte riportati da molti giornali in questi ultimi giorni, non vi è dubbio sul fatto che Maurizio Costanzo abbia conquistato la televisione e il pubblico di tutta Italia. Rimane alla storia come il giornalista “tuttofare” tra musica, tv e teatro. Come ha scritto Aldo Grasso sul Corriere della Sera la prima immagine che viene in mente di Costanzo “è come sia riuscito a trasformare la sua tv in un palcoscenico casalingo, in una sintesi di modelli comunicativi in cui si ritrovano la denuncia civile e la chiacchiera futile, l’impegno e l’esibizionismo, il dolore e, giustamente, anche la vacuità del banale”. Continua a leggere nel sito nazionale Aiart.